giovedì 5 novembre 2009

Erwin Kostner a 360° sull'hockey mondiale

HOCKEY GHIACCIO - Forse non tutti sanno che Erwin Kostner, padre della pattinatrice Carolina e zio della sciatrice Isolde è stato un vero monumento del movimento hockeyistico italiano, con 4 scudetti vinti e 212 partite nella nazionale italiana fra il 1976 ed il 1992. Oggi 51enne è allenatore dell’Hc Thurgau, squadra della serie A2 elvetica.


LIHG: Partiamo dal discorso nazionali. Chi pensa possa vincere alle prossime Olimpiadi Invernali? La Svezia potrà fare tripletta di ori?

EK: A Vancouver vedo come favorite, al 50% a testa Russia e Canada. Si sono disputate gli ultimi due mondiali (sempre vincente la Russia nda) e possono vantare un numero e una qualità di giocatori assolutamente impressionante. Diciamo che il vantaggio psicologico russo di aver vinto gli ultimi due mondiali sui canadesi è annullato dal fatto che la squadra della foglia d’acero giocherà in casa, e dunque ogni giocatore che indosserà la maglia biancorossa vorrà dare il massimo per entrare nella leggenda. Attenzione poi alle solite note, Svezia, Finlandia e Repubblica Ceca, che in partita secca possono battere chiunque se prendono la giornata giusta. Sarà l’ennesima Olimpiade combattutissima per l’hockey, ed è bello così.


LIHG: Uno sguardo alla nostra nazionale che disputerà i prossimi Mondiali Gruppo A in
Germania. Il girone con Canada, Svizzera e Lettonia non è tra i più facili, i nostri ragazzi ce la possono fare a salvarsi secondo lei?

EK: Non sarà facile. Come per tutte le squadre che arrivano al Gruppo A dopo aver vinto la Prima Divisione siamo stati inseriti in un girone tosto, ma abbiamo le carte in regola per fare bene. Ci sono almeno tre squadre che sono di livello pari al nostro, quindi credo che giocando concentrati le partite importanti potremmo riuscire a salvarci. Mi fa molto piacere la grande concorrenza che c’è tra i pali azzurri, con un Thomas Tragust strepitoso in Polonia, e con un Daniel Bellissimo che sta giocando alla grande in questo inizio di stagione. Diciamo nel ruolo più importante in campo siamo messi bene. Ed è già un bell’inizio.


LIHG: Passiamo al discorso club. Vista la sua grande esperienza hockeistica tra Italia e Svizzera, cosa porterebbe da noi del campionato svizzero e viceversa?

EK: Dalla Svizzera certamente porterei la grandissima organizzazione delle società. La professionalità è altissima in ogni squadra, ad esempio la preparazione a secco inizia già verso la fine mese di aprile, mentre la quella sul ghiaccio ad agosto. Dell’Italia mi piace molto l’abbondanza di talento che sta crescendo sulle nostre piste, tanti giovani che si stanno già facendo valere nonostante la giovane età.


LIHG: Lei segue i massimi campionati italiani dalla Svizzera, che cosa pensa della nostra Serie A e A2?

EK: Mi devo ripetere, ma ci tengo a sottolineare l’assoluta bontà dei nostri giovani. Ci vorrebbe forse un po’ più spazio per loro in certe società, ma vedo che ci sono già una decina di ragazzi che hanno la possibilità di sfondare e imporsi negli anni a venire. Il livello inoltre mi sembra decisamente valido, anche grazie a stranieri ben dotati tecnicamente.


LIHG: Per quanto riguarda l’hockey del futuro crede che la strada migliore sia quella della EBEL (la lega austriaca) che raccoglie squadre di altri paesi come Slovenia e Ungheria? Hanno invitato anche il Bolzano, che però ha rifiutato.

EK: No, personalmente non credo sia questo il futuro. Mi auguro che si continui con questo sistema e che il Bolzano rimanga sempre nel nostro campionato, altrimenti perderemmo una grandissima quantità di carisma. Già il prodotto hockey è molto difficile da vendere in Italia, schiacciato come tutti gli altri sport dal calcio, la perdita di una squadra sarebbe una vera mazzata per tutto il movimento.

Foto: Oskar Brunner

In collaborazione con la Lega Italiana Hockey Ghiaccio

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