giovedì 9 luglio 2009

Jacobsen: "La mia carriera non finisce così"

FONDO - “Della mia caduta non ricordo niente. Ho solo memoria delle parole di John Arne Schjetne (l’allenatore) che mi diceva di stare tranquilla perché l’ambulanza stava arrivando”. Sono le parole di Astrid Jacobsen nella sua prima apparizione pubblica dopo il drammatico incidente in bici di sabato 27 giugno.

A Sjusjøen una curva a destra e una frenata troppo brusca con l’anteriore hanno innescato la caduta in bici nei dintorni di Lillehammer, avvenuta probabilmente ad una velocità di 35/40 km orari, secondo quanto emerge durante la conferenza stampa di ieri.
Le conseguenze sono state molto serie, a cominciare da un forte trauma cranico, nonostante il caschetto protettivo, rotto all’impatto. Se la medaglia d’oro 2007 non lo avesse indossato avrebbe rischiato di morire. Per una settimana ha dovuto fare attenzione a come apriva gli occhi.
Il problema maggiore però resta la frattura alla schiena. I medici hanno deciso di evitare un intervento chirurgico optando per un corsetto da indossare 6 settimane. “Solo adesso mi rendo conto – ha commentato la Jacobsen – di aver rischiato la paralisi”. L’operazione invece si è resa necessaria per ridurre la frattura del gomito destro, il più malconcio. Stessa cosa per la mandibola, rotta in due punti.

L’alimentazione è diventata un incubo tanto da richiedere il supporto costante di esperti nutrizionisti. Per evitare il rischio di soffocamente la 22enne di Trondheim è costretta a portare sempre con se un coltello in caso di emergenza. In queste condizioni è chiaro che il pensiero delle gare e delle Olimpiadi è secondario rispetto al desiderio di tornare ad una vita normale e senza dolore. “In ogni caso la mia carriera non finirà così”, ha dichiarato la Jacobsen.

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