DOPING – Qualcuno ha detto che la miglior difesa è l’attaco. Sembra essere proprio questa la stretegia scelta da Claudia Pechstein e dai suoi legali per rispondere all’accusa di doping ematico e alla pena di 2 anni di squalifica inflittale dalla Wada.
La 37enne tedesca, cinque volte campionessa olimpica, avrebbe infatti accusato l’International Skating Union di averle offerto un accordo per evitare scandali: secondo quanto affermato dalla Pechstein, non ci sarebbe stata per lei alcuna ripercussione se avesse accettato di motivare con una finta malattia la sua rinuncia ai Mondiali allround dello scorso febbraio di Hamar.
Proprio in Norvegia infatti, dai controlli effettuati all’atleta, sarebbero emersi valori anomali del suo profilo, che in base alle nuove regole dell’agenzia internazionale antidoping in vigore dal 2009 sono sufficienti per far scattare la squalifica. Un membro della commissione medica Isu a respinto ogni addebito.
Proprio in Norvegia infatti, dai controlli effettuati all’atleta, sarebbero emersi valori anomali del suo profilo, che in base alle nuove regole dell’agenzia internazionale antidoping in vigore dal 2009 sono sufficienti per far scattare la squalifica. Un membro della commissione medica Isu a respinto ogni addebito.
La sei volte campionessa del mondo (in tutto sono 32 le medaglie iridate e 9 quelle olimpiche) ha dichiarato che farà richiesta di appello presso il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna contro la squalifica che le impedirebbe di partecipare alla sua sesta edizione dei Giochi. Il processo, che si annuncia una feroce battaglia tra luminari di medicina ed esperti di doping, non inizierebbe prima dell'autunno.
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