martedì 12 gennaio 2010

Intervista esclusiva a Carmen Ranigler

SNOWBOARD - Carmen Ranigler ha 33 anni ed la miglior atleta italiana nel PGS. Vanta sei vittorie in Coppa del Mondo, anche se l’ultima risale al lontano 2001. La prima parte di stagione è stata a dir poco complicata, ma la veterana altoatesina confida in una grande Olimpiade.

A che punto sei con la preparazione fisica in vista dei Giochi? Sei già sicura della qualificazione?
Fisicamente sto molto bene. Per quanto riguarda la qualificazione al momento sono dentro, ma si deciderà tutto nell’ultima gara. Sarò sicura del posto solo quando il Coni mi convocherà. Comunque le possibilità sono molto buone.

Quest’anno sei stata lontana dal podio e alcune gare sono state difficili: per quale motivo? A Vancouver cullerai sogni da medaglia oppure ti accontenterai di un buon piazzamento?
Le gara americane di Telluride erano due e noi le abbiamo buttate via perché siamo arrivati solo il giorno prima della gara. Non avendo smaltito il fuso orario, non eravamo assolutamente in condizione. Inoltre non è facile gareggiare con la spada di Damocle del dover fare risultato a tutti i costi per la qualificazione. Infatti, a questo proposito, anche il 13mo posto a Bad Gastein lo considero un ottimo risultato. Alle Olimpiadi partirò con un solo obiettivo: la medaglia. Tutto il resto non conta niente. Certo, non sarà facile perché tutte vogliono salire sul podio, ma io ci proverò con tutta me stessa.


Nel primo slalom di inizio stagione eri arrivata quinta, poi cosa è successo?
Penso che i tre mesi senza gara abbiano influito negativamente. Il calendario di gare andrebbe suddiviso meglio. Poi man mano che ci avviciniamo al 18 gennaio, ultima data utile per il ranking olimpico, la tensione sale per me come per tutta la squadra e quindi è più difficile fare risultato.


Un tempo eri molto forte nello snowboardcross: perché hai abbandonato questa specialità?
Il primo motivo è stato per motivi di salute, perché quasi tutti i miei infortuni li ho subiti nel cross. Inoltre volevo concentrarmi meglio su una disciplina, soprattutto perché la differenza di materiali è enorme. Lo stress di praticare tre discipline, infine, era diventato intollerabile.


Dopo le Olimpiadi continuerai a gareggiare o ti ritirerai?
Questo dipende molto da come andrà la stagione attuale e da come sarà la mia salute. Bisogna anche vedere cosa accadrà in Federazione e se troverò uno sponsor. Quest’anno, infatti, ho fatto davvero tantissima fatica economicamente, perché ho dovuto pagare gli allenamenti di tasca mia.


Perché secondo te i giovani italiani faticano ad imporsi?
E’ una domanda difficile, probabilmente devono ancora crescere, chi di testa e chi di fisico. Però alla fine il lavoro paga sempre, come ha dimostrato quest’anno il giovane Aaron Mach.


Ti immagini in futuro come allenatrice della Nazionale di snowboard?
Non credo che allenerò la Nazionale perché sinceramente mi sono stancata di condurre una vita da zingara. Magari un’idea del genere potrei coltivarla a livello locale. Vedremo.


Cosa dobbiamo aspettarci dallo snowboard italiano alle Olimpiadi?
Le possibilità di andare a medaglia ci sono. Come sappiamo, però, c’è una solo possibilità, in un’unica gara ed in un solo giorno. Insomma serve anche la giusta dose di fortuna. Sicuramente tutti noi faremo del nostro meglio per realizzare un grande sogno. Quel che sarà, poi, lo deciderà il destino.

di Federico Militello

Nessun commento:

Posta un commento