OLIMPIADI - Secondo quanto riportato dal sito internet del New York Times, molti atleti e tecnici stranieri dicono che il Canada non si sta distinguendo per sportività nel concedere, anzi, nel non concedere, i propri impianti olimpici per gli allenamenti delle altra nazioni in vista dei Giochi di Vancouver del prossimo febbraio. Ad esempio, la pattinatrice statunitense Catherine Raney, che tra l'altro ha vissuto e si è allenata per sette anni in Canada, si è vista garantire accessi molto limitati ai siti olimpici per allenarsi, ed è accaduta la stessa cosa a molti altri atleti stranieri. La spiegazione è stata che gli impianti non erano ancora pronti e che dovevano essere installati gli impianti di illuminazione.
I canadesi sono fermamente intenzionati a "proteggere" il vantaggio dei propri "campi casalinghi" allo scopo di vincere finalmente una medaglia d'oro in un'edizione dei Giochi Olimpici ospitata loro, cosa che non è loro riuscita né a Montreal 1976, Olimpiadi estive, né a Calgary 1988, Olimpiadi invernali. Come dice la vicepresidente del comitato sportivo dell'organizzazione di Vancouver, Cathy Priestner Allinger, i canadesi si sentono autorizzati ad accedere in maggior misura rispetto agli altri paesi sui luoghi di gara.
Ma qualcuno dice che il Canada sta abusando di questo diritto e che manca di sportività limitando al minimo possibile gli accessi agli stranieri. Si tratta di Ron Rossi, grande capo dello slittino statunitense. Ai tempi di Salt Lake City 2002 i canadesi fecero dalle 60 alle 100 discese extra-allenamento sul budello dello Utah, stavolta il Canada ne ha offerte 18 agli Usa, venendo meno a un accordo pluridecennale di reciproco libero accesso agli impianti tra le due nazioni. Gli statunitensi hanno rifiutato.
Una cosa simile è accaduta a Whistler Mountain per la nuova pista di discesa libera: i canadesi si allenavano su un pendio sconosciuto a tutti gli altri che erano costretti a guardare ai margini della pista. Conoscendo i cambiamenti climatici caratteristici di Whistler, si capisce come il vantaggio degli atleti di casa di gareggiare in condizioni estreme su un tracciato che avranno assimilato meglio di tutti gli altri potrebbe essere enorme. Insomma, se questi sono i metodi per arrivare all'obiettivo dichiarato di 35 medaglie, 11 in più rispetto a Torino 2006, nei canadesi di spirito olimpico ce n'è ben poco...
I canadesi sono fermamente intenzionati a "proteggere" il vantaggio dei propri "campi casalinghi" allo scopo di vincere finalmente una medaglia d'oro in un'edizione dei Giochi Olimpici ospitata loro, cosa che non è loro riuscita né a Montreal 1976, Olimpiadi estive, né a Calgary 1988, Olimpiadi invernali. Come dice la vicepresidente del comitato sportivo dell'organizzazione di Vancouver, Cathy Priestner Allinger, i canadesi si sentono autorizzati ad accedere in maggior misura rispetto agli altri paesi sui luoghi di gara.
Ma qualcuno dice che il Canada sta abusando di questo diritto e che manca di sportività limitando al minimo possibile gli accessi agli stranieri. Si tratta di Ron Rossi, grande capo dello slittino statunitense. Ai tempi di Salt Lake City 2002 i canadesi fecero dalle 60 alle 100 discese extra-allenamento sul budello dello Utah, stavolta il Canada ne ha offerte 18 agli Usa, venendo meno a un accordo pluridecennale di reciproco libero accesso agli impianti tra le due nazioni. Gli statunitensi hanno rifiutato.
Una cosa simile è accaduta a Whistler Mountain per la nuova pista di discesa libera: i canadesi si allenavano su un pendio sconosciuto a tutti gli altri che erano costretti a guardare ai margini della pista. Conoscendo i cambiamenti climatici caratteristici di Whistler, si capisce come il vantaggio degli atleti di casa di gareggiare in condizioni estreme su un tracciato che avranno assimilato meglio di tutti gli altri potrebbe essere enorme. Insomma, se questi sono i metodi per arrivare all'obiettivo dichiarato di 35 medaglie, 11 in più rispetto a Torino 2006, nei canadesi di spirito olimpico ce n'è ben poco...
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