FONDO – “Se si applicasse un microchip sottocutaneo nessuno potrebbe più sfuggire all’antidoping. Saprebbero sempre dove trovarci”. Questa la sorprendente soluzione suggerita da Virpi Kuitunen per sostituire il sistema di reperibilità della Wada, mediate il quale gli atleti devono rendere noto con tre mesi d’anticipo dove e a che ora sono rintracciabili per un eventuale controllo. La Kuitunen, squalificata per 2 anni dopo lo scandalo dei Mondiali di Lahti 2001, ha già sottoposto la proposta agli esponenti dell’agenzia internazionale, che di recente le hanno fatto “visita” a Ramsau. Tutto il team suomi la appoggia.
L’ipotesi va nella direzione opposta rispetto al partito di Rafael Nadal, il più netto tra gli sportivi nel dichiararsi contrario alle nuove regole entrate in vigore nel 2009, perché troppo limitanti sotto il profilo della privacy. A tal proposito proprio la Kuitunen in questi giorni sta ingaggiando una battaglia personale mediatica contro i paparazzi finlandesi, che dopo la notizia della sua storia d’amore con Jari Sarasvuo la marcano stretta seguendone ogni spostamento armati di teleobiettivi.
La fondista finlandese si dice non turbata da un eventuale controllo a sorpresa nel cuore della notte ("la mia porta è sempre aperta"), né tanto meno dal numero dei test (“5 o 17 non fa differenza”) a cui sottoporsi, pur di risparmiarsi ogni lunedì l’angoscia per la paura di sbagliare nel compilare le nuove date per la reperibilità. Basta poco per ricevere un richiamo dalla Wada, come dimostra il fatto che sia toccato perfino a un tipo meticoloso come Bjørndalen. Va ricordato che alla terza segnalazione errata si configura la stessa pena prevista per una positività: 2 anni di squalifica.
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