mercoledì 23 dicembre 2009

Intervista esclusiva a Deborah Scanzio

FREE-STYLE - L’Italia non ha mai avuto una grande tradizione nel freestyle. Questa disciplina ha cominciato a trovare seguito grazie alle Olimpiadi di Torino 2006 e soprattutto grazie ai risultati di Deborah Scanzio, prima azzurra nella storia a vincere una medaglia di bronzo ai Campionati del mondo di Madonna di Campiglio nel 2007, nella specialità moguls. La 23enne italiana ha conquistato anche tre podi in Coppa del mondo (tutti secondi posti), oltre che due vittorie in Coppa europa. Ai Giochi olimpici italiani fu nona a soli 19 anni. L’inizio dell’attuale stagione non è stato brillante, ma la Scanzio non si perde d'animo in vista delle prossime gare.


Dopo tre stagioni ad alto livello, culminate con un bronzo mondiale, ti sei infortunata lo scorso anno e in questo primo scorcio di stagione sei partita malissimo, non qualificandoti nelle prime due gare: rivedremo la vera Scanzio?
"E’ difficile dirlo. Sono partita malissimo, anche se rispetto agli ultimi anni sono migliorata. Purtroppo non l’ho dimostrato nelle prime gare. Credo che il livello si sia molto alzato negli ultimi anni. Se prima commettevi un piccolo errore andavi comunque in finale e con una buona discesa si era nelle prime posizioni. Ora per la finale serve una più che discreta prestazione e per il podio una discesa super. Credo che al momento ci sia un gruppo di 3-5 ragazze molto forti, poi subito dietro una decina sullo stesso livello: io penso di essere tra queste ultime".


A Torino eri stata la grande rivelazione, a Vancouver punterai al podio?
"Un podio alle Olimpiadi è il sogno di tutti gli sportivi. Il risultato di Torino e soprattutto i podi degli anni successivi, mi hanno fatto pensare che questo sogno non fosse un miraggio. Subito dopo il 2006 ho iniziato a pensare al 2010. Ho lavorato tanto per arrivare pronta a questo appuntamento e ci sarà una grande lotta per salire sul podio. Vorrei una medaglia, ma per me l’importante è dare il massimo, per non avere nessun rimpianto".


Oltre alle Olimpiadi, quali sono i tuoi obiettivi stagionali?
"Sono partita con l’idea di essere tra le migliori, ma nelle prime gare non è andata come volevo. Credo che l’obiettivo minimo sia qualificarmi sempre per la finale, poi a quel punto può succedere di tutto".


Sei nata e cresciuta in Svizzera, a Faido: perché hai scelto di gareggiare per l’Italia?
"Ho iniziato a fare freestyle a 10 anni, per gioco. Poi man mano la passione è diventata sempre più grande e nel 2000 sono entrata nella nazionale svizzera. Sono rimasta in squadra fino al 2002, poi scelsi di gareggiare per l’Italia. E’ stata una decisione difficile da prendere a 15 anni. All’epoca in Italia c’era un progetto molto serio e professionale, avevamo un ottimo staff che ci seguiva (allenatori, fisioterapisti, dottori), c’era una squadra unita, nella quale eravamo tutti coetanei. Cambiando nazionalità avevo l’occasione di crescere e migliorare molto, con il grande obiettivo di Torino 2006. Ero spesata completamente dalla Fisi. In Svizzera, invece, non c’era futuro e avrei dovuto autofinanziarmi. Se non fossi andata in Italia, mi sarei dovuta ritirare. Ora purtroppo le cose sono cambiate, ma ringrazio comunque l’Italia per avermi aiutata. Il contributo della Fisi si è ridotto, ma ho avuto la fortuna di entrare nel gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre e grazie a loro sono riuscita ad andare avanti".


Perché i giovani dovrebbero avvicinarsi al freestyle?
"Credo che un giovane potrebbe appassionarsi a questo sport perché ti trasmette tantissime emozioni ed è molto vario, con velocità, tecnica e acrobatica. E’ un bel mix di elementi. Non è semplice spiegare le sensazioni del freestyle, bisogna provare per capire".


Puoi spiegare in poche parole la tua disciplina, il moguls?
"Il 50 per cento del punteggio dei giudici viene determinato dalla tecnica, il 25 dai salti ed il restante 25 dalla velocità. In poche parole, bisogna sciare nel migliore dei modi, effettuando 2 salti diversi nel minor tempo possibile.
Negli ultimi anni è diventato molto importante il cronometro, perché se si scia bene ma si arriva al traguardo con 1-2 secondi di distacco dalle migliori, allora anche la tecnica ne risente. Dal 2003 sono state abolite le regole che vietavano i salti mortali, ora quindi è tutto più spettacolare. Il punteggio dei salti è determinato dal coefficiente del balzo moltiplicato per il voto dato dal giudice dell’esecuzione. Nel moguls si scende da soli, nel dual in parallelo. Non vince chi arriva prima, ma anche lì c’è una valutazione dei giudici. Da vedere può sembrare più spettacolare, ma penso che sia valutato meglio il moguls".


Il freestyle è uno sport pericoloso?
"Come in tutti gli sport ci sono degli infortuni, ma, malgrado in molti pensino che sia pericoloso, non sono superiori alla norma degli altri sport. Nella nostra disciplina ci si prepara con sempre maggior puntiglio e siccome per imparare i salti bisogna rispettare un protocollo, non è così rischioso come sembra. E’ uno sport da pazzi, ma fatto con la testa".


A parte te, non ci sono altre azzurre in Coppa del mondo, come mai?
Insieme a me c’è una ragazza, Giorgia Bertoncini di Bergamo, che ha 15 anni ed ha iniziato da qualche anno. A parte lei, però, non c’è nessun altro e anche tra gli uomini è rimasto solo Giacomo Matiz. All’epoca eravamo 6 donne e 9 uomini, ora siamo rimasti 3 in totale. A parte Giorgia non ci sono nuovi atleti. Le Olimpiadi di casa sarebbero dovute essere sfruttate meglio per allargare la base. Invece il budget è diminuito anno dopo anno. Mancano persone formate nei club che possano insegnare questa disciplina ai giovani. Se non ci sarà un'inversione di tendenza questo sport rischia di scomparire in Italia".

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