mercoledì 5 agosto 2009

Caos doping: E se la Pechstein fosse innocente?

PATTINAGGIO – Come c’è grande voglia e bisogno di chiarezza in Italia sulle controanalisi di Danilo Di Luca, in Germania il caso di Claudia Pechstein, squalificata due anni dall’Isu per anomali valori alti di reticolociti, avrebbe evidenziato più di una falla nel sistema antidoping.

Tanto per cominciare, in base a fonti dell’agenzia tedesca dpa, nuove prove dimostrerebbero che i livelli dei globuli rossi giovani (reticolociti appunto) del campione incriminato raccolto in occassione dei Mondiali allround di Hamar, in Norvegia, avrebbero fornito risultati diversi dalle analisi effettuate di recente nei laboratori di Losanna, in Svizzera, e Kreischa, in Germania.

Lo stesso Harm Kuipers, membro della commissione medica, non sa spiegarsi esiti così dissimili usciti dalle due cliniche. Come se non bastasse pare che metà di 20 controlli a sorpresa a cui è stata sottoposta la Pechstein riportassero un codice a barre di riconoscimento non completamente corrispondenti all’atleta.

Argomenti questi che saranno le colonne portanti sulle quali la difesa della cinque volte campionessa olimpica intende costruire i presupposti per vincere il ricorso in autunno davanti al Tribunale arbitrale dello sport. Domani alle 11 intanto è fissata a Berlino una conferenza stampa in cui la Pechstein commenterà gli ultimi sviluppi di una vicenda sicuramente scomoda per i paladini dello sport pulito.

“Noi abbiamo fatto i compiti a casa e dimostreremo quanto sono stati dilettanti nel loro agire i rappresentati dell’Isu”. Parole dure come macigni quelle pronunciate da Ralf Grengel, manager della Pechstein.

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