SCI ALPINO - Subito dopo il terzo posto nel gigante di Aspen sulle ali dell'entusiasmo c'è già chi la chiama Fede, come la Pellegrini. Noi lanciamo un appello: lasciamola tranquilla come abbiamo fatto fino adesso e non mettiamole pressione addosso. Federica Brignone sulla ghiacciatissima Lower Ruthies Run ha fatto vedere a soli 19 anni di essere adatta per le piste difficili e la neve dura e di avere grande freddezza nella manche decisiva, ma adesso gli appassionati e gli addetti ai lavori si aspetteranno quantomeno che in gigante arrivi sempre, non diciamo sul podio ma almeno tra le prime dieci.
E se questo non accadrà, si parlerà subito di delusione, come puntualmente avviene nel calcio specialmente con gli allenatori: se uno fa vincere una partita a una squadra contro un'avversaria forte è un genio, se perde quella successiva è un incapace. Per restare allo sci, quanta pressione ha dovuto sopportare Alberto Tomba, perennemente condannato a vincere tanto che quando arrivava secondo molti dicevano "Tomba soltanto secondo" come se fosse un risultato pessimo.
Lo sport come la vita è fatto di alti e bassi e ci vorrebbe più equilibrio nei giudizi, a maggior ragione nello sci, dove basta un refolo di vento o un passaggio appena impreciso per compromettere una gara. Federica è indubbiamente un talento enorme degno di quello della mamma, Maria Rosa Quario, che peraltro con quattro successi in slalom in Coppa del Mondo ha vinto meno di quanto probabilmente avrebbe potuto.
Il problema è che l'exploit di Federica è arrivato grazie a una pista così dura che permetteva a coloro che sono capaci di sciare in quelle condizioni di fare bene lei ne ha puntualmente approfittato malgrado fosse alla sua quinta gara in Coppa del Mondo. Cosa sarebbe successo se la neve fosse stata più molle? La pista si sarebbe rovinata dopo pochi passaggi e quasi sicuramente la Brignone, per le sue caratteristiche e con la poca esperienza che ha, partendo per ventitreesima nella seconda manche quasi certamente non avrebbe fatto segnare il miglior tempo e anche nella prima prova, scendendo col numero 34, difficilmente avrebbe fatto segnare l'ottavo tempo.
Tutto questo non lo diciamo per sminuire l'impresa di Federica ma per far capire che se per caso la sua prossima gara non sarà così buona non si potrà parlare subito di delusione. Teniamo presente la sua età: ha tutto il tempo per vincere e darci delle grandi soddisfazioni, cosa che ha già fatto agli ultimi mondiali juniores con l'oro in combinata, quindi lasciamola crescere in tranquillità. Intanto, col terzo posto di ieri, la Brignone si è intascata un premio di 14500 dollari, una bella notizia anche considerando che prima di arrivare ad Aspen ha speso 500 dollari all'outlet di Silverthorne in regali di Natale per i suoi cari!
E se questo non accadrà, si parlerà subito di delusione, come puntualmente avviene nel calcio specialmente con gli allenatori: se uno fa vincere una partita a una squadra contro un'avversaria forte è un genio, se perde quella successiva è un incapace. Per restare allo sci, quanta pressione ha dovuto sopportare Alberto Tomba, perennemente condannato a vincere tanto che quando arrivava secondo molti dicevano "Tomba soltanto secondo" come se fosse un risultato pessimo.
Lo sport come la vita è fatto di alti e bassi e ci vorrebbe più equilibrio nei giudizi, a maggior ragione nello sci, dove basta un refolo di vento o un passaggio appena impreciso per compromettere una gara. Federica è indubbiamente un talento enorme degno di quello della mamma, Maria Rosa Quario, che peraltro con quattro successi in slalom in Coppa del Mondo ha vinto meno di quanto probabilmente avrebbe potuto.
Il problema è che l'exploit di Federica è arrivato grazie a una pista così dura che permetteva a coloro che sono capaci di sciare in quelle condizioni di fare bene lei ne ha puntualmente approfittato malgrado fosse alla sua quinta gara in Coppa del Mondo. Cosa sarebbe successo se la neve fosse stata più molle? La pista si sarebbe rovinata dopo pochi passaggi e quasi sicuramente la Brignone, per le sue caratteristiche e con la poca esperienza che ha, partendo per ventitreesima nella seconda manche quasi certamente non avrebbe fatto segnare il miglior tempo e anche nella prima prova, scendendo col numero 34, difficilmente avrebbe fatto segnare l'ottavo tempo.
Tutto questo non lo diciamo per sminuire l'impresa di Federica ma per far capire che se per caso la sua prossima gara non sarà così buona non si potrà parlare subito di delusione. Teniamo presente la sua età: ha tutto il tempo per vincere e darci delle grandi soddisfazioni, cosa che ha già fatto agli ultimi mondiali juniores con l'oro in combinata, quindi lasciamola crescere in tranquillità. Intanto, col terzo posto di ieri, la Brignone si è intascata un premio di 14500 dollari, una bella notizia anche considerando che prima di arrivare ad Aspen ha speso 500 dollari all'outlet di Silverthorne in regali di Natale per i suoi cari!
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