sabato 20 febbraio 2010

Vancouver: la storia delle gare della 8^ giornata

Sci alpino, superG femminile
Ore 19.00
Anche in campo femminile il superG entra in scena a Calgary nel 1988. Le vincitrici sono due austriache, due statunitensi e due azzurre. Le atlete del Wunderteam si sono aggiudicate la prima edizione in cui c’era il superG, 22 anni fa con Sigrid Wolf, e l’ultima a Torino con Michaela Dorfmeister, al suo secondo oro olimpico nel 2006 e più vecchia campionessa olimpica di sempre nello sci alpino a 32 anni e 328 giorni. Nel 1994 la statunitense Dianne Roffe, partita col numero 1, ripeté l’impresa riuscitale nove anni prima ai Mondiali di vincere un oro importante senza aver mai ottenuto un successo in precedenza nella relativa specialità. Nel 1998, a due mesi dal rientro dopo l’ennesimo gravissimo infortunio, la sua connazionale Picabo Street, nove vittorie in Coppa del Mondo tutte in discesa, si aggiudicò un superG molto più simile a una discesa con un solo centesimo sulla Dorfmeister che, come abbiamo visto avrà tempo di rifarsi. Nel 1992 Deborah Compagnoni irruppe come un ciclone sui Giochi Olimpici rifilando ben 1”41 alla beniamina di casa Carole Merle che si sentiva già l’oro al collo. Nel 2002 Daniela Ceccarelli, nativa di Frascati e trapiantata sui monti della Via Lattea, fece la gara della vita, unica e irripetibile, lei che in Coppa del Mondo non ha mai vinto né prima né dopo. In quella Olimpiade fu l’unica a battere la croata Janica Kostelic, nella stessa gara l’altra azzurra Karen Putzer conquistò il bronzo, così come era riuscita a fare nel 1994 Isolde Kostner, partita subito dopo la Roffe e seconda molto a lungo finché non arrivò col pettorale 35 la russa Svetlana Gladishiva a sfilarle l’argento per un solo centesimo.

Salto, trampolino grande individuale
Ore 20.30 (prima serie) - Ore 21.30 (Seconda Serie) --- Eurosport (Ambesi)
Nelle prime otto edizioni dei Giochi ci fu un’unica gara dal trampolino e le prime sei furono vinte dai norvegesi, mattatore Birger Ruud, uno dei miti assoluti degli sport invernali, oro nel 1932 e nel 1936 e poi argento “da commissario tecnico” nel 1948 quando entrò in gara all’ultimo momento comprendendo che avrebbe avuto chance di buon risultato. Dal 1964 in poi ci sono state quattro vittorie finlandesi, due per merito di Matti Nykänen, unico a parte Ruud a vincere due volte consecutive in questo evento e primo a fare la doppietta dai due trampolini individuali nel 1988, in questa impresa riuscì anche lo svizzero Simon Ammann nel 1992. Il successo di Wojciech Fortuna, pronosticato da nessuno, nel 1972, fu il primo della Polonia alle Olimpiadi invernali, il battuto, per un solo decimo di punto, fu lo svizzero Walter Steiner, e 34 anni dopo la stessa cosa capitò ad Andreas Kofler, preceduto del medesimo scarto dal connazionale Thomas Morgenstern. Nel 1992 la luminosissima meteora finlandese Toni Nieminen a 16 anni e 261 giorni divenne il più giovane vincitore di un oro individuale ai Giochi bianchi bissando il successo nella gara a squadre. Miglior risultato dell’Italia il settimo posto di Ivan Lunardi proprio nel 1992.

Sci di fondo, 30 km inseguimento maschile (15 classica + 15 libera)
Ore 22.30
Nel 2002 l’arrivo anche in campo maschile della combinata, o inseguimento, nel format di gara attuale, anche se a Salt Lake City fu una 10+10 km. Incredibile l’esito della gara di Salt Lake City: i norvegesi Thomas Alsgaard e Frode Estil piombarono nello stesso istante sulla linea del traguardo per conquistare il secondo posto ex-aequo alle spalle di Johann Mühlegg ma il tedesco-spagnolo nove giorni dopo fu squalificato per doping e i due norvegesi ricevettero una medaglia d’oro ciascuno, lo svedese Per Elofsson lasciò solo il quarto posto a Giorgio Di Centa. Nel 2006 il friulano fu ancora quarto nella gara vinta in volata dal russo Yevgeny Dementiev e fu preceduto anche dal compagno di squadra Pietro Piller Cottrer, medaglia di beonzo, ma il fratellino di Manuela due settimane più tardi si prenderà la più clamorosa delle rivincite.

Pattinaggio di velocità, 1500 metri maschili
A partire dalle ore 1.15
Per noi questa distanza sulla pista lunga, presente ai Giochi invernali fin dal 1924, ha un’importanza fondamentale perché nel 2006 Enrico Fabris vinse il suo secondo oro dopo quello nell’inseguimento a squadre battendo i favoriti statunitensi Shani Davis e Chad Hedrick. Dominatori di questo evento sono i norvegesi con ben otto ori, tra cui quelli di Johann Olav Koss nel 1992 e nel 1994. Da menzionare la doppietta nelle prime due edizioni da parte del finlandese Clas Thunberg, l’unico uomo insieme a Eric Heiden ad aver vinto cinque ori individuali nel pattinaggio di velocità. Fece la doppietta consecutiva anche il sovietico Yevgeny Grishin ma entrambe le volte condivise il gradino più alto del podio con un altro atleta, nel 1956 col connazionale Yuri Mikhailov e nel 1960 con il norvegese Roals Aas.

Short track, 1500 metri femminili
A partire dalle 2.45. Finale alle 4.50
Due vittorie della Corea del Sud le uniche due volte che si è disputata questa distanza, nel 2002 e nel 2006, prima di Ko Gi-hyun e poi di Jin Seon-yu, entrambe le volte la battuta fu la loro connazionale Choi Eun-kyung che ha vinto sette titoli mondiali individuali ma mai uno olimpico, solo due con la staffetta. Quattro anni fa poteva essere addirittura tripletta per le sudcoreane se Byeon Cheon-sa, classificatasi terza, non fosse stata squalificata lasciando il bronzo alla cinese Wang Meng. Per le azzurre due noni posti di Mara Zini nel 2002 e di Marta Capurso nel 2006.

Short track, 1000 metri maschili
A partire dalle 3.25 - Finale alle 5.00
Parlando di questo evento, che chiuderà la prima metà dei Giochi di Vancouver, non si può ricordare quello che accadde nel 2002, anno in cui ci fu l’unica sconfitta dei sudcoreani su questa distanza in cinque edizioni dei Giochi (al debutto nel 1992 vinse Kim Ki-hoon che si ripeté, unico a farlo, due anni dopo). L’australiano Steven Bradbury, 28 anni, è alla sua terza Olimpiade. Un anno dopo Lillehammer, dove vince un bronzo in staffetta, durante una gara di Coppa del Mondo a Montreal si scontra col nostro Mirko Vuillermin che gli passa sopra fortuitamente col pattino squarciandogli l’arteria femorale, per ricucirgli la gamba e salvargli la vita sono necessari 111 punti di sutura. A Nagano è lontano dalle prime posizioni, poi nel 2000 un altro incidente in gara gli costa la frattura di due vertebre. Salta la stagione 2000-2001 ma prende parte alla successiva con l’obiettivo, centrato, di andare a Salt Lake City. Decide di condurre una gara inizialmente di attesa mettendosi in coda al gruppo per vedere quello che succede e, nel caso, beneficiare di eventuali cadute e squalifiche. E’ una tattica che gli porta l’oro più incredibile di tutta la storia dei Giochi Olimpici. Dopo aver passato facilmente il primo turno, nel suo quarto di finale è terzo e sarebbe eliminato se non fosse squalificato il canadese Marc Gagnon. In semifinale è primo grazie alla collisione tra il sudcoreano Kim Dond-seong e il giapponese Satoru Terao. Infine, nella finale a cinque, lo statunitense Apolo Anton Ohno ne combina una delle sue andando a scontrarsi col cinese Li Jiajun, che sarà peraltro squalificato, i due cadono e trascinano nella carambola tutti gli altri concorrenti. Tutti meno uno, Steven Bradbury, che grazie alla sua tattica sorniona ha il tempo di evitarli e di tagliare in beata solitudine il traguardo che vale a lui il titolo olimpico e all’Australia e all’emisfero australe il primo oro ai Giochi invernali. Su questa distanza il nostro Fabio Carta è stato due volte sesto, nel 1998 e nel 2002.

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