ALPINO – Gli Europei indoor di Amneville hanno avuto molto spazio sui media italiani e su quelli del Vecchio continente perché attirati soprattutto dalla querelle tra la Fis di Gian-Franco Kasper e la Esf del presidentissimo austriaco Peter Schröksnadel. Chi non segue abitualmente lo sci ci ha visto l’opportunità per strillare qualche titolo a più colonne per tentare un improbabile paragone tra la Uefa e la Fifa del calcio: la disputa dei dirigenti della neve è una lite tra condomini poveri (di soldi ma anche di idee), quella del calcio è un inevitabile conflitto tra ricchi magnati.
In realtà dentro al capannone della Francia nordorientale si nasconde una vera opportunità per lo sci alpino di tendere la mano alle aziende del settore e agli operatori del turismo, i primi interessati a “vendere” il Circo Bianco tutto l’anno. Christof Innerhofer, argento dietro a re Grange, ha definito la gara di sabato come la sesta specialità del calendario. Lui che è abituato a far andare veloce i pensieri e non solo i missili ai piedi ha centrato il punto: al chiuso e in città o in collina lo sci è un'altra disciplina. E’ proprio in questa direzione che i vertici delle federazioni, insieme, dovrebbero muoversi, senza perdere tempo e risorse.
Come già accade per il salto e presto potrebbe succedere con il biathlon, gli ski dome potrebbero diventare la sede naturale per le tappe di un circuito estivo. Ciò permetterebbe agli impianti di trovare nuove risorse, visto che in alcuni casi fanno fatica a far quadrare i bilanci a causa delle ingenti spese di gestione e manutenzione (la Snowhall di Amneville pare paghi una bolletta per l’energia elettrica di 200.000 euro all’anno). E soprattutto sarebbe davvero un modo alternativo per proporre lo sport della neve avvicinandolo alla gente e ai grandi centri.
Se si prova a fare una facile ricerca su internet, grazie a wikipedia si scopre che esistono oltre 30 strutture coperte dedicate allo sci, in più di 10 paesi. Molte altre sono in costruzione o in fase di progettazione. Gli impallinati o gli agonisti potrebbe obiettare: “Non tutte però dispongono di una pista abbastanza lunga da ospitare sfide come quella degli Europei di slalom!” Vero. Però si potrebbe cominciare a coinvolgere quelle che già sono attrezzante stimolando al tempo stesso le realtà in cui il terreno è fertile per realizzare o valorizzare strutture in linea con le esigenze di una competizione estiva.
Non credo sarebbe così difficile avere l’ok dagli sceicchi per un grande evento finale negli Emirati Arabi, dove oltre a quella già esistente stanno realizzando altre due cattedrali nel deserto per gli sport invernali, compreso lo Snowdome di Dubailand (nell'immagine), il parco di divertimenti più grande del mondo. Per assurdo non dovrebbe essere complicato suscitare interesse perfino agli antipodi, nello Snowplanet di Auckland, proprio quando nella patria dei kiwi è inverno e molte squadre hanno già programmato un viaggio per i tradizionali allenamenti estivi. Hanno fatto i salti mortali per organizzare il primo Mondiale junior di snowboard e freestyle Down Under, figuriamoci cosa darebbero per una data di Summer World Cup.
In Europa le opportunità non mancano, a cominciare da Germania e Olanda, più attrezzate. Landgraaf, sede già di prove di Coppa Europa, avrà presto una quarta pista. Tv disposte a sposare l’idea non mancherebbero, soprattutto quelle tradizionalmente legate al turismo d’alta quota, che troverebbe nuovi spazi per promuovere la montagna. Sarebbe una bella scommessa anche per i marchi di sci, a cui non basta una stagione di 5 mesi per giustificare i propri investimenti, compresi quelli da ripianare per le lamine rovinate dai sassi di cui era costellata la lingua bianca di Amneville.
In realtà dentro al capannone della Francia nordorientale si nasconde una vera opportunità per lo sci alpino di tendere la mano alle aziende del settore e agli operatori del turismo, i primi interessati a “vendere” il Circo Bianco tutto l’anno. Christof Innerhofer, argento dietro a re Grange, ha definito la gara di sabato come la sesta specialità del calendario. Lui che è abituato a far andare veloce i pensieri e non solo i missili ai piedi ha centrato il punto: al chiuso e in città o in collina lo sci è un'altra disciplina. E’ proprio in questa direzione che i vertici delle federazioni, insieme, dovrebbero muoversi, senza perdere tempo e risorse.
Come già accade per il salto e presto potrebbe succedere con il biathlon, gli ski dome potrebbero diventare la sede naturale per le tappe di un circuito estivo. Ciò permetterebbe agli impianti di trovare nuove risorse, visto che in alcuni casi fanno fatica a far quadrare i bilanci a causa delle ingenti spese di gestione e manutenzione (la Snowhall di Amneville pare paghi una bolletta per l’energia elettrica di 200.000 euro all’anno). E soprattutto sarebbe davvero un modo alternativo per proporre lo sport della neve avvicinandolo alla gente e ai grandi centri.
Se si prova a fare una facile ricerca su internet, grazie a wikipedia si scopre che esistono oltre 30 strutture coperte dedicate allo sci, in più di 10 paesi. Molte altre sono in costruzione o in fase di progettazione. Gli impallinati o gli agonisti potrebbe obiettare: “Non tutte però dispongono di una pista abbastanza lunga da ospitare sfide come quella degli Europei di slalom!” Vero. Però si potrebbe cominciare a coinvolgere quelle che già sono attrezzante stimolando al tempo stesso le realtà in cui il terreno è fertile per realizzare o valorizzare strutture in linea con le esigenze di una competizione estiva.
Non credo sarebbe così difficile avere l’ok dagli sceicchi per un grande evento finale negli Emirati Arabi, dove oltre a quella già esistente stanno realizzando altre due cattedrali nel deserto per gli sport invernali, compreso lo Snowdome di Dubailand (nell'immagine), il parco di divertimenti più grande del mondo. Per assurdo non dovrebbe essere complicato suscitare interesse perfino agli antipodi, nello Snowplanet di Auckland, proprio quando nella patria dei kiwi è inverno e molte squadre hanno già programmato un viaggio per i tradizionali allenamenti estivi. Hanno fatto i salti mortali per organizzare il primo Mondiale junior di snowboard e freestyle Down Under, figuriamoci cosa darebbero per una data di Summer World Cup.
In Europa le opportunità non mancano, a cominciare da Germania e Olanda, più attrezzate. Landgraaf, sede già di prove di Coppa Europa, avrà presto una quarta pista. Tv disposte a sposare l’idea non mancherebbero, soprattutto quelle tradizionalmente legate al turismo d’alta quota, che troverebbe nuovi spazi per promuovere la montagna. Sarebbe una bella scommessa anche per i marchi di sci, a cui non basta una stagione di 5 mesi per giustificare i propri investimenti, compresi quelli da ripianare per le lamine rovinate dai sassi di cui era costellata la lingua bianca di Amneville.
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