ALPINO - Lo sci alpino italiano è tornato a vincere una medaglia d'oro olimpica nello slalom maschile a 22 anni esatti di distanza dall'ultima volta. Allora, sabato 27 febbraio 1988, sulle nevi canadesi di Nakiska, Olimpiadi di Calgary, ci riuscì l'emiliano Alberto Tomba, la cui impresa fece fermare perfino il Festival di Sanremo. Ieri, sabato 27 febbraio 2010, sempre sulle nevi canadesi ma a Whistler, Olimpiadi di Vancouver, ci è riuscito un altro emiliano, Giuliano Razzoli, sotto gli occhi commossi del suo illustrissimo predecessore.
Cos'hanno in comune i due? Innanzitutto la regione di provenienza, l'Emilia-Romagna, ma Tomba è un cittadino di Castel de' Britti, provincia di Bologna, Razzoli è residente in una piccola frazione di montagna della provincia di Reggio Emilia che ha preso il nome proprio dalla sua famiglia che lì si è stabilita: Razzolo, comune di Villa Minozzo. Li accomunano anche le caratteristiche fisiche, molto alti e potenti entrambi, l'essere nati a un giorno di distanza, anche se a 18 anni l'uno dall'altro: Tomba il 19 dicembre 1966, Razzoli il 18 dicembre 1984 e, naturalmente, l'abilità tra i pali stretti dello slalom.
Le somiglianze tra i due finiscono qui. Tomba era un fenomeno assoluto che sapeva vincere su tutti i tipi di tracciato anche se, come il 95% dei nostri sciatori, preferiva i pendii ripidi e ghiacciati, poi primeggiava anche in slalom gigante e probabilmente avrebbe potuto farlo anche in superG se avesse avuto meno timore della velocità. Razzoli per ora è uno slalomista molto forte che ha dimostrato di gradire in modo particolare i pendii meno difficili e con tracciature più filanti, com'è capitato a Zagabria, quando il 6 gennaio scorso ha vinto la sua prima gara di Coppa del Mondo su un pendio molto simile a quello olimpico, e addirittura sulle nevi umide come quella di Whistler ha dimostrato di trovarsi a meraviglia.
Finora in Coppa del Mondo, dove ha esordito il 18 dicembre 2006 in Alta Badia, ha gareggiato solo in slalom ma il ragazzo per la sua capacità di far correre gli sci nei tratti filanti sembra ben predisposto anche per il gigante. Ci auguriamo che la sua medaglia d'oro olimpica, ma soprattutto il bilancio fallimentare dello sci alpino a Vancouver, segni l'inizio di una rivoluzione tecnica e di allenamento all'interno di questo sport.
Vanno cercati non giovani bravi in una sola specialità, o magari in due come discesa e superG o gigante e slalom, ma che invece abbiano attitudine alla velocità e alla polivalenza almeno dalla discesa al gigante e che sappiano andare forte non solo sul ripido ghiacciato ma anche sulla neve aggressiva o peggio ancora molle che tanto spesso capita di incontrare ai Giochi Olimpici. In molte nazioni ci sono campioni che vanno forte in discesa, superG e gigante e su tutti i tipi di pista e di neve, alcuni di loro, come Benjamin Raich, Ivica Kostelic, Bode Miller e Ted Ligety, nascono come specialisti dei pali stretti e quindi ci attaccano anche lo slalom, perché anche noi non possiamo avere atleti di queste caratteristiche?
Cos'hanno in comune i due? Innanzitutto la regione di provenienza, l'Emilia-Romagna, ma Tomba è un cittadino di Castel de' Britti, provincia di Bologna, Razzoli è residente in una piccola frazione di montagna della provincia di Reggio Emilia che ha preso il nome proprio dalla sua famiglia che lì si è stabilita: Razzolo, comune di Villa Minozzo. Li accomunano anche le caratteristiche fisiche, molto alti e potenti entrambi, l'essere nati a un giorno di distanza, anche se a 18 anni l'uno dall'altro: Tomba il 19 dicembre 1966, Razzoli il 18 dicembre 1984 e, naturalmente, l'abilità tra i pali stretti dello slalom.
Le somiglianze tra i due finiscono qui. Tomba era un fenomeno assoluto che sapeva vincere su tutti i tipi di tracciato anche se, come il 95% dei nostri sciatori, preferiva i pendii ripidi e ghiacciati, poi primeggiava anche in slalom gigante e probabilmente avrebbe potuto farlo anche in superG se avesse avuto meno timore della velocità. Razzoli per ora è uno slalomista molto forte che ha dimostrato di gradire in modo particolare i pendii meno difficili e con tracciature più filanti, com'è capitato a Zagabria, quando il 6 gennaio scorso ha vinto la sua prima gara di Coppa del Mondo su un pendio molto simile a quello olimpico, e addirittura sulle nevi umide come quella di Whistler ha dimostrato di trovarsi a meraviglia.
Finora in Coppa del Mondo, dove ha esordito il 18 dicembre 2006 in Alta Badia, ha gareggiato solo in slalom ma il ragazzo per la sua capacità di far correre gli sci nei tratti filanti sembra ben predisposto anche per il gigante. Ci auguriamo che la sua medaglia d'oro olimpica, ma soprattutto il bilancio fallimentare dello sci alpino a Vancouver, segni l'inizio di una rivoluzione tecnica e di allenamento all'interno di questo sport.
Vanno cercati non giovani bravi in una sola specialità, o magari in due come discesa e superG o gigante e slalom, ma che invece abbiano attitudine alla velocità e alla polivalenza almeno dalla discesa al gigante e che sappiano andare forte non solo sul ripido ghiacciato ma anche sulla neve aggressiva o peggio ancora molle che tanto spesso capita di incontrare ai Giochi Olimpici. In molte nazioni ci sono campioni che vanno forte in discesa, superG e gigante e su tutti i tipi di pista e di neve, alcuni di loro, come Benjamin Raich, Ivica Kostelic, Bode Miller e Ted Ligety, nascono come specialisti dei pali stretti e quindi ci attaccano anche lo slalom, perché anche noi non possiamo avere atleti di queste caratteristiche?
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