FONDO - La Svezia e l'Inter hanno avuto in comune ben più di Zlatan Ibrahimovic. Per i nerazzurri esisteva una maledizione sullo scudetto, per gli svedesi sulla staffetta nei grandi eventi. Infatti la nazione delle Tre Corone non vinceva una medaglia d'oro in questa gara dai mondiali di Lahti '89. In questi 21 anni erano arrivate tante disfatte e alcune cocenti delusioni. Su tutte quella ai mondiali della Val di Fiemme 2003, un autentico "cinque maggio" della staffetta svedese, quando l'ultimo frazionista Jörgen Brink, in testa con margine, ebbe una crisi di zuccheri e si piantò letteralmente sull'ultima salita venendo sverniciato dalla Norvegia e dalla Germania e chiudendo così terzo.
Ora tutto questo appartiene al passato. Così come l'Inter è tornata a vincere gli scudetti, la Svezia è tornata da oggi a vincere in staffetta. I quattro atleti che passeranno alla storia della loro nazione sono Daniel Rickardsson, Johan Olsson, Anders Södergren e Marcus Hellner. Per quest'ultimo è il secondo oro a Vancouver dopo quello nel double pursuit, gara dove lo stesso Olsson fu di bronzo. Per Södergren arriva a quasi 33 anni il primo successo in una grande manifestazione, peraltro poco più di un anno dopo aver rischiato di vedere finita ben più della sua carriera a causa di un tumore al testicolo.
La prima frazione scorre liscia per due giri, poi il francese Gaillard si mette a fare il ritmo e avviene subito una prima selezione. Rimangono in testa, oltre alla Francia, anche Finlandia, Svezia, Germania e Norvegia. Al cambio questo quintetto ha già 25" di vantaggio sugli inseguitori, tra cui l'Italia e la Repubblica Ceca.
La seconda frazione è quella decisiva per la fisionomia della gara. Lukas Bauer si mette a forzare il ritmo e Di Centa non riesce a tenere il suo passo perdendo inesorabilmente terreno. Il ceco si riporta sul gruppo di testa, dal quale si stacca invece la Finlandia. Nell'ultimo giro avviene l'episodio chiave: Södergren e il francese Vittoz si mettono a forzare. Il tedesco Teichmann e soprattutto il norvegese Hjelmeset vengono staccati, mentre la Repubblica Ceca regge il ritmo. Al cambio il terzetto di testa gode di 27" di vantaggio sulla Germania e 34" sulla Norvegia. Giorgio Di Centa, invece, cambia 12esimo a 1'03" dalla prima posizione, dietro anche alla Slovacchia. Per l'Italia la difesa del titolo olimpico è già finita.
La terza frazione non modifica le carte in tavola, poichè Francia, Svezia e Repubblica Ceca tirano a tutta per evitare il ritorno della Norvegia, che con il biathleta Lars Berger riprende la Germania ma non riesce a guadagnare terreno sul terzetto di testa. Al cambio il distacco tra il trio al comando e i norvegesi è così inalterato.
La quarta frazione è un autentico show di Petter Northug. Il norvegese abbatte progressivamente il distacco dalle tre nazioni di testa i cui atleti iniziano a guardarsi indietro terrorizzati dal possibile rientro del 24enne, fortissimo in volata. Nell'ultimo giro Hellner, più forte dei compagni di viaggio, attacca deciso e va a conquistare in solitudine la tanto agognata medaglia d'oro per la Svezia. Northug, nel frattempo, riesce a riportarsi su Francia e Repubblica Ceca andandole poi a battere in volata. La Norvegia conquista così una medaglia d'argento insperata per come si erano messe le cose. La Repubblica Ceca è medaglia di bronzo, mentre la tanto coraggiosa Francia deve accontentarsi della quarta posizione.
Capitolo Italia: gli azzurri chiudono al nono posto staccati di 2'11" dalla Svezia. E' inutile dire come venga toccato uno dei punti più bassi nella storia. Si pensi come nelle ultime cinque edizioni (ovvero da Albertville 1992 a oggi) la staffetta azzurra fosse sempre arrivata a medaglia conquistando 2 ori e 3 argenti. In questa gara l'Italia non usciva dalle prime sette posizioni da Sapporo 1972.
La formazione e il risultato odierni sono lo specchio del movimento dello sci di fondo italiano attuale. L'unico cambio rispetto al quartetto di Torino è stato Valerio Checchi inserito al posto di Fulvio Valbusa. Gli altri tre frazionisti, ovvero Di Centa, Piller Cottrer e Zorzi, erano gli stessi non solo di Torino, ma addirittura di Salt Lake City 2002. Gli atleti che avrebbero dovuto rappresentare il ricambio generazionale del fondo italiano insieme a Checchi, in particolare Roland Clara e Thomas Moriggl, non sono mai stati valorizzati dallo staff tecnico nell'ultimo quadrienno.
I successi del passato rimangono, ma il presente è ben diverso e soprattutto ciò che più conta, il futuro, preoccupa per la mancanza di un progetto.
Ora tutto questo appartiene al passato. Così come l'Inter è tornata a vincere gli scudetti, la Svezia è tornata da oggi a vincere in staffetta. I quattro atleti che passeranno alla storia della loro nazione sono Daniel Rickardsson, Johan Olsson, Anders Södergren e Marcus Hellner. Per quest'ultimo è il secondo oro a Vancouver dopo quello nel double pursuit, gara dove lo stesso Olsson fu di bronzo. Per Södergren arriva a quasi 33 anni il primo successo in una grande manifestazione, peraltro poco più di un anno dopo aver rischiato di vedere finita ben più della sua carriera a causa di un tumore al testicolo.
La prima frazione scorre liscia per due giri, poi il francese Gaillard si mette a fare il ritmo e avviene subito una prima selezione. Rimangono in testa, oltre alla Francia, anche Finlandia, Svezia, Germania e Norvegia. Al cambio questo quintetto ha già 25" di vantaggio sugli inseguitori, tra cui l'Italia e la Repubblica Ceca.
La seconda frazione è quella decisiva per la fisionomia della gara. Lukas Bauer si mette a forzare il ritmo e Di Centa non riesce a tenere il suo passo perdendo inesorabilmente terreno. Il ceco si riporta sul gruppo di testa, dal quale si stacca invece la Finlandia. Nell'ultimo giro avviene l'episodio chiave: Södergren e il francese Vittoz si mettono a forzare. Il tedesco Teichmann e soprattutto il norvegese Hjelmeset vengono staccati, mentre la Repubblica Ceca regge il ritmo. Al cambio il terzetto di testa gode di 27" di vantaggio sulla Germania e 34" sulla Norvegia. Giorgio Di Centa, invece, cambia 12esimo a 1'03" dalla prima posizione, dietro anche alla Slovacchia. Per l'Italia la difesa del titolo olimpico è già finita.
La terza frazione non modifica le carte in tavola, poichè Francia, Svezia e Repubblica Ceca tirano a tutta per evitare il ritorno della Norvegia, che con il biathleta Lars Berger riprende la Germania ma non riesce a guadagnare terreno sul terzetto di testa. Al cambio il distacco tra il trio al comando e i norvegesi è così inalterato.
La quarta frazione è un autentico show di Petter Northug. Il norvegese abbatte progressivamente il distacco dalle tre nazioni di testa i cui atleti iniziano a guardarsi indietro terrorizzati dal possibile rientro del 24enne, fortissimo in volata. Nell'ultimo giro Hellner, più forte dei compagni di viaggio, attacca deciso e va a conquistare in solitudine la tanto agognata medaglia d'oro per la Svezia. Northug, nel frattempo, riesce a riportarsi su Francia e Repubblica Ceca andandole poi a battere in volata. La Norvegia conquista così una medaglia d'argento insperata per come si erano messe le cose. La Repubblica Ceca è medaglia di bronzo, mentre la tanto coraggiosa Francia deve accontentarsi della quarta posizione.
Capitolo Italia: gli azzurri chiudono al nono posto staccati di 2'11" dalla Svezia. E' inutile dire come venga toccato uno dei punti più bassi nella storia. Si pensi come nelle ultime cinque edizioni (ovvero da Albertville 1992 a oggi) la staffetta azzurra fosse sempre arrivata a medaglia conquistando 2 ori e 3 argenti. In questa gara l'Italia non usciva dalle prime sette posizioni da Sapporo 1972.
La formazione e il risultato odierni sono lo specchio del movimento dello sci di fondo italiano attuale. L'unico cambio rispetto al quartetto di Torino è stato Valerio Checchi inserito al posto di Fulvio Valbusa. Gli altri tre frazionisti, ovvero Di Centa, Piller Cottrer e Zorzi, erano gli stessi non solo di Torino, ma addirittura di Salt Lake City 2002. Gli atleti che avrebbero dovuto rappresentare il ricambio generazionale del fondo italiano insieme a Checchi, in particolare Roland Clara e Thomas Moriggl, non sono mai stati valorizzati dallo staff tecnico nell'ultimo quadrienno.
I successi del passato rimangono, ma il presente è ben diverso e soprattutto ciò che più conta, il futuro, preoccupa per la mancanza di un progetto.
di Francesco Paone
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