ALPINO - Nella discesa femminile delle Olimpiadi di Vancouver oro alla statunitense Lindsey Vonn, argento alla connazionale Julia Mancuso, bronzo per l'austriaca Elisabeth Görgl.
Splende finalmente il sole a Whistler Creekside e le protagoniste del Circo Rosa si giocano le medaglie olimpiche della discesa femminile sulla pista Franz, a nostro parere una delle più difficili di sempre con curve molto impegnative e salti incredibili e atlete che a causa del cattivo tempo nei giorni precedenti non hanno mai potuto provare per intero la pista, in particolare l'ultimo salto, e arrivano stravolte dalla fatica al traguardo.
Tra le prime a scendere fa una grande prova col numero 5 l'austriaca Elisabeth Görgl che si porta in testa ma poi col numero 10 la statunitense Julia Mancuso la sopravanza di 90 centesimi e si intuisce subito che il suo tempo non sarà facile da battere.
Subito dopo di lei terribile volo della svizzera Dominique Gisin che perde uno sci atterrando dall'ultimo salto, scivola sul pendio e viene quindi proiettata in aria da un mucchio di neve riportata a bordo pista lasciato lì colpevolmente dagli addetti che provvedono a rinuoverlo, per l'elvetica, una che cade e si infortuna spesso, sembra nulla di grave.
Col 14 Andrea Fischbacher finisce per 3 centesimi alle spalle della connazionale Görgl. Col 16 tocca alla regina della velocità, la statunitense Lindsey Vonn, che fin dai primi metri è più veloce della connazionale Mancuso, la sua è una discesa mostruosa e al limite della perfezione, solo nella parte finale concede qualcosa alla Mancuso ma taglia il traguardo con 56 centesimi di vantaggio.
Restano solo due grandi pericoli per lei, la svedese Anja Pärson e la tedesca Maria Riesch col 21 e il 22. Appena prima, col 20, la francese Marion Rolland si sdraia goffamente sulla neve a 5 secondi dalla partenza: ecco i brutti scherzi che gioca la tensione di un'Olimpiade.
All'ultimo intermedio la Pärson ha solo 39 centesimi dalla Vonn ma sbaglia completamente la direzione sull'ultimo salto, decolla letteralmente e atterra di schiena centrando in pieno la porta successiva, la fuoriclasse di Tarnaby si rialza a fatica e sotto choc, che non si sia fatta nulla di grave è un vero miracolo. Infine Maria Riesch non regge alla tensione dell'esordio olimpico e alle continue interruzioni della gara e finisce ottava a 2”07 dall'amica-rivale Vonn.
Per la statunitense del Minnesota, nata il 18 ottobre 1984, è la prima medaglia olimpica, ed è un oro meritato come pochi nella storia che legittima la sua immensa superiorità in discesa nelle ultime tre stagioni: è l'unico trofeo che le mancava dopo i due ori mondiali del 2009 e le Coppe del Mondo assolute nel 2007-2008 e 2008-2009. E pensare che per un infortunio a una gamba in allenamento due settimane fa sembrava non dover nemmeno partecipare ai Giochi!
Per gli Stati Uniti è il primo oro olimpico nella discesa femminile dopo tre argenti e due bronzi ed è la seconda doppietta a cinque cerchi tra le donne dopo quella del gigante del 1984 con Debbie Armstrong e Christin Cooper.
Alle spalle della Vonn risorge infatti dalle sue ceneri la sua antica rivale e coetanea Mancuso, campionessa olimpica di gigante quattro anni fa ma reduce da due stagioni nere: l'ultima volta che era andata sul podio era stata proprio su questa pista nella preolimpica del 22 febbraio 2008 quando fu terza dietro alla Vonn, quella gara la vinse la svizzera Nadia Styger, oggi dodicesima.
Lacrime di gioia per la Görgl che acciuffa un inaspettato bronzo, lei che non andava sul podio da tre anni in discesa, lacrime di disperazione probabilmente per la sua connazionale Fischbacher, quarta per soli tre centesimi.
Quinta la più brava delle svizzere, Fabienne Suter, con un distacco abissale dalla Vonn: 1”98. Sesta la migliore delle canadesi, Britt Janyk, davanti alla prima delle francesi, Marie Marchand-Arvier.
Unica azzurra tra le top ten Lucia Recchia, nona e tornata a buoni livelli dopo una serie infinita di infortuni, ventiduesima Johanna Schnarf mentre sono finite fuori Daniela Merighetti nella parte finale ed Elena Fanchini nella parte centrale quando aveva tempi da prime cinque posizioni. Dalle nostre, orfane di Nadia Fanchini infortunatasi gravemente a St. Moritz, non ci si poteva attendere di più.
Splende finalmente il sole a Whistler Creekside e le protagoniste del Circo Rosa si giocano le medaglie olimpiche della discesa femminile sulla pista Franz, a nostro parere una delle più difficili di sempre con curve molto impegnative e salti incredibili e atlete che a causa del cattivo tempo nei giorni precedenti non hanno mai potuto provare per intero la pista, in particolare l'ultimo salto, e arrivano stravolte dalla fatica al traguardo.
Tra le prime a scendere fa una grande prova col numero 5 l'austriaca Elisabeth Görgl che si porta in testa ma poi col numero 10 la statunitense Julia Mancuso la sopravanza di 90 centesimi e si intuisce subito che il suo tempo non sarà facile da battere.
Subito dopo di lei terribile volo della svizzera Dominique Gisin che perde uno sci atterrando dall'ultimo salto, scivola sul pendio e viene quindi proiettata in aria da un mucchio di neve riportata a bordo pista lasciato lì colpevolmente dagli addetti che provvedono a rinuoverlo, per l'elvetica, una che cade e si infortuna spesso, sembra nulla di grave.
Col 14 Andrea Fischbacher finisce per 3 centesimi alle spalle della connazionale Görgl. Col 16 tocca alla regina della velocità, la statunitense Lindsey Vonn, che fin dai primi metri è più veloce della connazionale Mancuso, la sua è una discesa mostruosa e al limite della perfezione, solo nella parte finale concede qualcosa alla Mancuso ma taglia il traguardo con 56 centesimi di vantaggio.
Restano solo due grandi pericoli per lei, la svedese Anja Pärson e la tedesca Maria Riesch col 21 e il 22. Appena prima, col 20, la francese Marion Rolland si sdraia goffamente sulla neve a 5 secondi dalla partenza: ecco i brutti scherzi che gioca la tensione di un'Olimpiade.
All'ultimo intermedio la Pärson ha solo 39 centesimi dalla Vonn ma sbaglia completamente la direzione sull'ultimo salto, decolla letteralmente e atterra di schiena centrando in pieno la porta successiva, la fuoriclasse di Tarnaby si rialza a fatica e sotto choc, che non si sia fatta nulla di grave è un vero miracolo. Infine Maria Riesch non regge alla tensione dell'esordio olimpico e alle continue interruzioni della gara e finisce ottava a 2”07 dall'amica-rivale Vonn.
Per la statunitense del Minnesota, nata il 18 ottobre 1984, è la prima medaglia olimpica, ed è un oro meritato come pochi nella storia che legittima la sua immensa superiorità in discesa nelle ultime tre stagioni: è l'unico trofeo che le mancava dopo i due ori mondiali del 2009 e le Coppe del Mondo assolute nel 2007-2008 e 2008-2009. E pensare che per un infortunio a una gamba in allenamento due settimane fa sembrava non dover nemmeno partecipare ai Giochi!
Per gli Stati Uniti è il primo oro olimpico nella discesa femminile dopo tre argenti e due bronzi ed è la seconda doppietta a cinque cerchi tra le donne dopo quella del gigante del 1984 con Debbie Armstrong e Christin Cooper.
Alle spalle della Vonn risorge infatti dalle sue ceneri la sua antica rivale e coetanea Mancuso, campionessa olimpica di gigante quattro anni fa ma reduce da due stagioni nere: l'ultima volta che era andata sul podio era stata proprio su questa pista nella preolimpica del 22 febbraio 2008 quando fu terza dietro alla Vonn, quella gara la vinse la svizzera Nadia Styger, oggi dodicesima.
Lacrime di gioia per la Görgl che acciuffa un inaspettato bronzo, lei che non andava sul podio da tre anni in discesa, lacrime di disperazione probabilmente per la sua connazionale Fischbacher, quarta per soli tre centesimi.
Quinta la più brava delle svizzere, Fabienne Suter, con un distacco abissale dalla Vonn: 1”98. Sesta la migliore delle canadesi, Britt Janyk, davanti alla prima delle francesi, Marie Marchand-Arvier.
Unica azzurra tra le top ten Lucia Recchia, nona e tornata a buoni livelli dopo una serie infinita di infortuni, ventiduesima Johanna Schnarf mentre sono finite fuori Daniela Merighetti nella parte finale ed Elena Fanchini nella parte centrale quando aveva tempi da prime cinque posizioni. Dalle nostre, orfane di Nadia Fanchini infortunatasi gravemente a St. Moritz, non ci si poteva attendere di più.
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